Casalini Angelo (Fisarmonicista)

Casalini Angelo

Nei registri della SIAE c’è un autore italiano conosciuto come Ancasa, che nei registri dell’anagrafe è iscritto come Angelo Casalini, e nei registri orali della Valle Camonica è conosciuto come Il Mora.
Il fatto è che Angelo Casalini, fisarmonicista e compositore, voleva iscriversi alla SIAE con il suo “vero” nome, che era ed è Mora, ma la SIAE non lo ha lasciato perché col cognome Mora ce n’erano già fin troppi, e allora ANgelo CAsalini diventò Ancasa. Nel 1980 diventa ufficialmente compositore melodista trascrittore dopo aver superato un esame alla SIAE di Milano, per avere il diritto di scrivere musiche. E da quel giorno ad oggi ha composto e depositato centinaia di brani per fisarmonica, coprendo tutta la gamma dei generi: tanghi, walzer, mazurche, polke, moderati, rock, cha cha cha e musica leggera.
Il Mora ha scritto quasi solo per fisarmonica, e l’ultimo brano composto si chiama “Tema in mi be molle”, ma i cavalli di battaglia sono troppi per sceglierne uno, anche se “La maranina” è comunque
speciale perché dedicata alla moglie. Infatti una musica tira l’altra e oggi è arrivato a circa settecento musiche depositate da solo o in collaborazione con altri autori.
Per dire, ci sono tante bande oggi in Valle Camonica e dintorni che suonano le musiche del Mora. Nella banda di Cevo, la sua banda, ci sono in repertorio sette o otto pezzi, compresa la marcia funebre intitolata “2 novembre”, che per statuto viene suonata quando viene a mancare un parente stretto di qualcuno che suona nella banda.
La banda di Cevo è la sua banda, perché il Mora nasce nel 1932 a Valsaviore, ma oggi diremmo Cevo, e suona da quando ha dodici anni, spinto dalla passione per la musica trasmessa dallo zio Pippo.
Nella banda di Cevo il Mora ho suonato il bombardino, e ne è poi diventato maestro per nove anni, dal 1960 al 1969. Di certo si è trattato di una bella fatica: tenere a bada una trentina di ragazzini, erano
disordinati e casinisti, ma il Mora aveva un fischietto, non per suonare, ma per farli stare in silenzio. E a quanto racconta pare ci riuscisse davvero.
Nella vita il Mora ha lavorato per l’ENEL nelle centrali elettriche della Valle Camonica, per venti anni, e lì ha fatto il suo conservatorio, “tra me e me” dice.
Ha studiato da solo, alla diga di Salarno, quando non si poteva tornare a casa e allora bisognava stare in montagna 24 ore su 24 e far passare il tempo. Aveva con sé la fisarmonica, dice che non poteva
restare senza la musica e senza la sua fisarmonica.
E mentre imparava, faceva anche il maestro di musica per i colleghi che lavoravano con lui e avevano voglia di mettersi alla prova.
Se la maggior parte di amici colleghi andavano a caccia o per funghi, il Mora era diverso, lui suonava e andava a pescare. Ed entrambe le cose gli venivano piuttosto bene, se è vero che detiene ancora il record della trota più grande pescata nel lago d’Arno: 8,7 kg di pesce. E non sono storie inventate, c’è tanto di fotografia a testimoniare l’evento, scattata dal cugino Angelo Galbassini detto il Barber, guarda caso la persona che per prima gli ha insegnato a suonare la fisarmonica, e che tra le altre cose faceva anche il fotografo.
Il Mora ha iniziato a suonare bambino con il cugino Angelo, “primo e autentico maestro”, che suonava la fisarmonica, l’organo, la chitarra e la tromba. In realtà la prima fisarmonica era solo “una specie
di fisarmonica che non valeva niente”, ma è stata comunque galeotta.
Gli insegnamenti sono stati un po’ alternativi, si direbbe oggi, è stato più un rubare il mestiere che un insegnamento vero e proprio. Quando il cugino non c’era, il Mora andava nella sua camera e gli prendeva la fisarmonica e tentava di creare qualcosa. Ma il bello è che il cugino non voleva, perché la fisarmonica non era sua, e aveva paura che il Mora gliela rompesse e quando lo scopriva erano guai. E allora quel poco che il cugino Angelo sapeva glielo ha insegnato, e poi il Mora ha proseguito lo studio della musica da autodidatta sui libri, iniziando con le piccole canzoni di allora “La piemontesina”, “Aveva un bavero color zafferano”, canzoni dell’epoca, del festival di Sanremo. La musica non la sapeva, ma così a orecchio, procedendo per tentativi, ha finito con il perfezionarsi e a diventare conosciuto e stimato fisarmonicista. Il Mora infatti è conosciuto da tutti in Valle e ha suonato anche sulle emittenti locali, ma si è esibito in tutto il nord Italia, in Francia
e in Svizzera. Aveva creato anche un complessino di quattro elementi con cui andava a suonare per i locali della Valle. Una fisarmonica, una chitarra, una tromba e un contrabbasso, quattro ragazzi di Cevo, tutti autodidatti come il Mora, che si facevano chiamare Edelweiss. Suonavano le musiche di moda allora “La cesarina”, “Le speranze perdute”, “La paloma”, spostandosi con una macchina Balilla tra la Valsaviore, Edolo e Breno, in piccoli rioni o magari in occasione di matrimoni, e sempre e solo dal dal vivo, non come adesso che per suonare si preme un pulsante del computer.
Oggi il Mora ha due fisarmoniche, di cui una usata per comporre musiche e l’altra per esibirsi. Una è elettronica, ci tiene a dirlo, un gioiello se confrontata alla prima fisarmonica comprata e se passerete a trovarlo vi porterà nel suo studio e vi farà sicuramente ascoltare uno dei suoi brani, mentre voi vi guardate attorno osservando l’esposizione di coppe vinte quando andava in giro a suonare per festival e concorsi.

Località: Cevo

Cartella tematica

Questa risorsa è archiviata in una cartella tematica, approfodisci il tema:

Nelle varie azioni di valorizzazione e tutela del patrimonio culturale camuno, la Comunità Montana di Valle […]

Contenuti collegati

Continua la consultazione tematica con le risorse suggerite dalla redazione:

Marco Davide è nato e residente a Cevo.

CATEGORIE

Questo contenuto è stato indicizzato, qui trovi le categorie associate:

Tutti i diritti riservati a :
Comunità Montana di Valle Camonica – Brescia
Vedi anche: turismovallecamonica.it | vallecamonicacultura.it | segnoartigiano.it | vallecamonicaunesco.it