Nata a Ceto il 21 luglio 1921 è stata una staffetta partigiana della Valle Camonica. Lucia proveniva da una famiglia di contadini di Ceto e a 14 anni ha iniziato a lavorare nel cotonificio Olcese di Cogno. Il periodo che va dal marzo del 1944 alla Liberazione ha segnato la sua partecipazione alla Resistenza in Valcamonica: decise di seguire il fratello Antonio, «Tone Tita», reduce di Russia e combattente nel gruppo C7 del comandante Gianni Guaini. La partigiana Lucia Donina portava i messaggi nascondendoli nella bicicletta, con la famiglia nascondeva e aiutava giovani disertori, distribuiva pubblicazioni partigiane. Come staffetta consentiva lo scambio di informazioni e documenti tra Don Carlo Comensoli ed il Comandante Romolo Ragnoli guida delle Fiamme Verdi in Mortirolo.
Nell’ultimo periodo della sua vita ha raccontato la sua vita civile e «partigiana» in un libro, e facendone omaggio all’amico cronista, scrisse di suo pugno: «Sperando che le mie parole servano a tenere vivo il ricordo di chi ha combattuto per la liberà». Lucia Donina è morta nel 2013.
L’attività principale di Lucia era lo scambio di informazioni tra il comando di Cividate, guidato da Don Carlo Comensoli, il Comandante Romolo Ragnoli e le Fiamme Verdi nascoste in Mortirolo.
Nell’intervista (che torvi correlata a questo articolo), Lucia dice di non aver mai subito violenze e di aver avuto veramente paura una sola, nel tragitto tra Breno e Ceto.
Durante l’intervista c’è spazio per alcune rapide riflessioni sulla società nel 2011
Nei ricordi di Lucia c’è anche la prima festa in Mortirolo, per ricordare le Fiamme Verdi organizzata da Don Carlo Comensoli e il Comandante Romolo Ragnoli.
Carlo Comensoli nacque a Bienno il 15 febbraio 1894. Orfano di padre, morto da minatore emigrante in Alsazia, si formò sotto la guida di mons. Zammarchi e padre Bevilacqua. Ordinato sacerdote nel 1917, svolse il servizio militare nella prima guerra mondiale come addetto alla sanità fino al 1919. Attivista del neonato Partito Popolare, divenne parroco a Cividate Camuno nel 1937, maturando nel corso degli anni di servizio pastorale un atteggiamento critico nei confronti del fascismo.
Dopo l’armistizio entrò in contatto con gli iniziatori del movimento resistenziale in Valcamonica, da Costantino Coccoli a Luigi Ercoli fino all’incontro con Romolo Ragnoli, col quale avviò un fecondo sodalizio resistenziale, ospitando nella sua canonica di Cividate il comando clandestino della divisione “Tito Speri” delle Fiamme Verdi. Sospettato d’intelligenza coi ribelli, fu arrestato il 25 marzo 1945 e trasferito a Canton Mombello, fino alla liberazione avvenuta il 24 aprile.
Nominato sindaco al suo ritorno a Cividate, si impegnò per tutta la vita nella difesa dei valori resistenziali e nel sostegno alla rinascita economica e sociale della Valcamonica. Creò l’Archivio storico della Resistenza, raccogliendo documenti e testimonianze della guerra di liberazione camuna e stendendo i cosiddetti “Diari Comensoli”, dettagliati registri storico-memoriali indispensabili per la ricostruzione delle complesse vicende resistenziali bresciane.
Morì a Breno il 4 marzo 1976. www.fiammeverdi.it
Romolo Ragnoli (nome di battaglia Comandante Vittorio) nacque a Brescia il 12 marzo 1913. Tenente degli alpini durante la campagna di Russia, fu ferito e promosso capitano. Mandato in Valcamonica come ispettore dall’appena costituito CLN bresciano, partecipò agli incontri organizzativi del movimento partigiano tra Brescia, Milano e la Valcamonica. Nel dicembre 1943 venne nominato comandante militare in capo delle brigate e delle divisioni Fiamme Verdi operanti nel bresciano.
Il suo punto d’appoggio in Valle era la canonica di don Carlo Comensoli a Cividate Camuno, dove si recò con il pretesto di un periodo di convalescenza. Nella parrocchia di Cividate svolse, come copertura, l’incarico di organista e di maestro di coro dirigendo la Schola cantorum. Dall’arrivo di Ragnoli tutte le iniziative militari delle brigate Fiamme Verdi della Valcamonica e Valsabbia, inquadrate a partire dall’estate 1944 nella Divisione «Tito Speri», facevano riferimento a lui.
La sua attività di comando si svolse tra non pochi rischi e più volte riesce a sfuggire a imboscate e a rastrellamenti anche attraverso rocamboleschi travestimenti. Alla fine della guerra proseguì la carriera militare fino a raggiungere nel 1965 il grado di generale.
Dopo il congedo nell’ambito dell’attività dell’Istituto storico della Resistenza bresciana e dell’Associazione “Fiamme Verdi” si impegnò nella difficile e complessa ricerca dei nomi e delle biografie di tutti i caduti della Resistenza bresciana.
Morì a Brescia il 20 ottobre 2004. www.fiammeverdi.it
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Intervista a Lucia Donina presso la sua abitazione a Cemmo, frazione di Capo di Ponte.
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