- Documento realizzato da: Salvetti Elisa nel: 2018, pubblicato il 27/06/2018
Graziano Picinelli, 36 anni, di Piancamuno, inizia a suonare la fisarmonica a piano un po’ per gioco, a sei anni. L’impegno iniziato da bambino diventa in poco tempo sempre più importante, arrivando alle 5 ore di studio al giorno ai 13 anni, e proseguendo oggi con una media 2 ore di studio al giorno. Lo studio è un punto fermo della testimonianza di Graziano, che sottolinea come sia sempre stato portato avanti anche nei periodi di trasferta lavorativa, e messo in pausa solamente durante l’anno del servizio militare.
Dapprima lo segue Elena Ravizza, prosegue all’Accademia di Darfo con il maestro Chigoni prima e Taboni poi, da cui segue anche lezioni private.
Partecipa in questa fase anche ai primi saggi e ad alcuni concorsi, uno su tutti quello di Erbezzo, considerandoli come mezzi per mettersi alla prova ma rimanendo sempre piuttosto allergico allo
spirito competitivo che li caratterizza.
A 15 anni si esibisce per la prima volta a una festa di matrimonio a Niardo, chiamato dall’orchestra Oasi dell’Alta Valle Camonica, e da qui comincia ad affiancare, allo studio costante, le esibizioni dal
vivo, dapprima con alcune orchestre della zona, suonando a feste paesane e private, e poi con sostituzioni importanti in orchestre più numerose.
Mi ricordo che mi hanno chiamato [l’Orchestra Oasi], sono venuti a casa mia e volevano vedere come suonavo, abbiamo suonato 15 secondi e mi hanno detto: va bene va bene, sabato vieni a suonare! La prima festa a Niardo, c’era tanta gente, che per me era una cosa… guai, ero giovane […] poi nell’arco del tempo ho fatto piazze da 5000 persone, quindi non vedevi la fine della gente che ballava, diventa una routine, cioè no, però ti abitui, anche se l’emozione c’è sempre […].
A 20 anni, con i soldi guadagnati dalle prime esibizioni, compra a Stradella la sua “prima” fisarmonica, una Lucchini, che all’epoca rappresenta un investimento vero e proprio.
In seguito le esibizioni diventano sempre più un serio impegno professionistico: suona con l’orchestra Luca Fanti e poi Max del Fiore, con cui rimarrà per 4 anni, e avrà la possibilità di suonare nelle
sale da ballo e alle feste di tutto il Nord Italia, arrivando anche in Svizzera, Germania, Austria.
Dal 2008 inizia anche l’attività di composizione che, dalle prime melodie orecchiabili e di facile esecuzione, lo porterà a diventare vero e proprio autore di musiche da ballo, editate tra gli altri
anche dall’orchestra Franco Bagutti. Parallelamente al mondo delle feste e alle sale da ballo, Graziano
comincia ad interessarsi anche ad altri percorsi musicali, allargando la sua personale percezione dello strumento fisarmonica, avvicinandosi al mondo della musica jazz. Un incontro che sicuramente apre
a panorami internazionali, lontani dal punto di partenza valligiano, e che lo porterà a conoscere personalità del calibro di Fausto Beccalossi e Oscar del Barba, docente di musica jazz al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, che diventano suoi insegnanti, mentre prosegue anche il perfezionamento della fisarmonica classica con Emanuele Rastelli.
Le collaborazioni sono tante ma è molto più facile che ti chiamino per una serata da ballo che [per] la musica jazz, a meno che fai solo quello, ma Beccalossi suona più in Costarica che a Brescia, anche perché locali dove fanno jazz… ci sono, ma a Milano, e anche lì la gente è sempre quella. [Serate jazz e feste di paese] sono due cose totalmente diverse, che non hanno nulla in
comune, due culture diverse, giustamente la fisarmonica è nata come strumento popolare e [lo] sarà sempre… e grazie a Dio finalmente sono riusciti a metterla a livello di Conservatorio, magari il primo passo negli anni per far capire che è uno strumento anche più serio, non solo popolare.
La carriera e gli interessi di Graziano si muovono da qui su due binari paralleli: quello delle orchestre da ballo, delle attività promozionali, della televisione, che lo legano a un ambiente tutto italiano da una parte, e quello della musica jazz, dei piccoli circoli e del panorama internazionale dall’altra. A queste due sfere si riconducono la sua attività di maestro e allievo, di compositore e musicista professionista.
La testimonianza di Graziano è particolare proprio perché si muove su queste due dimensioni, e lo fa con grande lucidità e consapevolezza: non solo delle problematiche e delle evoluzioni della musica da ballo e
del suo mondo, ma anche dei diversi panorami che si intrecciano attorno al mondo della fisarmonica, le sue potenzialità, i suoi limiti.
La fisarmonica specialmente nelle nostre zone è uguale a strumento popolare, da noi è catalogata così. Tu pensi subito Romagna mia, Piemontesina, si pensa quello, sì bello, bellissimo ma la fisarmonica è anche altro, cosa che insieme ad altri colleghi della zona ci teniamo a sottolineare, è anche classica, blues, folk, jazz, ci sono tante cose […]. Anche a far la musica dal ballo non è semplice, c’è chi è bravo e chi meno, ma la fisarmonica va suonata anche in altri generi: è catalogata così in Valle e in Italia perché c’è una lacuna come cultura della musica in Italia […].
Quando parla delle sue fisarmoniche, Graziano cita quella completamente in legno d’abete, con una sonorità particolarissima, che utilizza per lo studio della musica jazz, affiancandola a quella più colorata e brillante che usa per le serate di ballo, che viene cambiata spesso per esigenze promozionali, mentre il suo sogno è quello di comprarne una degli anni ’50, per ritrovare un suono che è difficile sentire ancora, a testimonianza di quanto questi binari finiscano per intrecciarsi e sovrapporsi, in un’unica, ricca, biografia.
Altro aspetto interessante è la capacità di leggere l’evoluzione della musica da ballo e delle atmosfere che la fisarmonica ha assunto dal punto di vista professionale, non dimenticando mai le esigenze del mercato, degli imprenditori, di chi fa musica ma anche vive di musica: un elemento che aiuta forse a capire meglio i cambiamenti di questi ultimi anni.
Sette, otto anni fa la fisarmonica era la regina della musica da ballo […] adesso in una serata la fisarmonica la suoni in quattro, cinque brani…adesso son tutti [brani] internazionali, di Sanremo, fatte a cumbia, mix, medley […] è cambiato tanto, ecco perché
subentra che in un’orchestra se c’è il fisarmonicista bravo bene, se no niente, mettiamo il cd tanti saluti ed è stato bello, bisogna capire l’imprenditore, perché io devo pagare un mostro della fisarmonica per fargli suonare quattro canzoni quando prendo un ragazzino e gli faccio fare la stessa cosa?
Il liscio è sempre stata catalogato [per persone] dai 50 anni in su, per andare a prendere la fetta dei ragazzi giovani abbiamo cominciato con il latino americano, bachata, cha cha cha […] i ballerini giovani vogliono Despacito […]. La gente è abituata a una determinata sonorità: o ti metti a farlo dal vivo con musicisti con la m maiuscola, ma i musicisti così te li permetti solo se hai il grano, o se no salgono e fanno finta, di cantare o anche suonare. […] All’inizio si suonava e si cantava, con tanti errori ma ci si divertiva, poi sono subentrate le basi, poi il playback poi quelli che fanno finta sul playback. […] Una volta avevi più rapporto con il pubblico, ora è diventato tutto finto, è tutto spettacolo: macchina del fumo, macchine delle bolle, una balle ragazza, è più coinvolgimento che musica, adesso non puoi più sbagliare perché la gente è abituata al playback!
Graziano denota una consapevolezza pragmatica, che non si lascia andare a un nostalgico ricordo del passato, ma che analizza pregi e difetti, limiti e potenzialità, di uno strumento e di un orizzonte, il
suo, che mescola, insieme alle sale da ballo delle province del Nord Italia e alle aspirazioni internazionali del jazz, piccoli episodi di vita dove la fisarmonica è soprattutto condivisione spontanea e rilassata: È capitato che facessi feste in osteria, ho passato dai dieci anni fino ai sedici diciassette […], mi invitavano alle cene per la fisarmonica, è diventata quasi una sorte di amore odio, tutte le volte che ci si muoveva anche con la famiglia era un: porta la fisarmonica, porta la fisarmonica, porta la fisarmonica [ride] era un obbligo…per una domenica lasciatemi in pace, però sì, ho suonato in compagnia, sono le serate più belle. Sicuramente sei coinvolto di più, sei in compagnia, non sei in 5000 persone, sei rilassato e via.
Questa risorsa è archiviata in una cartella tematica, approfodisci il tema:
Nelle varie azioni di valorizzazione e tutela del patrimonio culturale camuno, la Comunità Montana di Valle […]
Continua la consultazione tematica con le risorse suggerite dalla redazione:
Giacomo Putelli nasce a Breno settantatré anni fa, e vive tutt’ora nel suo paese natale.
Questo contenuto è stato indicizzato, qui trovi le categorie associate: