Sanzogni Luciano (Fisarmonicista)

Galeotta fu la televisione, e chi l’accese. Nell’ apparecchio alle volte, poche per la verità, c’era un signore che suonava una fisarmonica. Parliamo degli anni Settanta, e quel signore era Peppino Principe, il “principe della fisarmonica”, fondatore insieme al mago Zurlì dello Zecchino d’Oro.
Davanti all’apparecchio c’era una mamma, che ha avuto la feconda idea di chiamare il proprio figlio per fargli vedere e ascoltare quel suonatore di fisarmonica dentro l’apparecchio. E dentro quel bambino, guardando quei programmi, scattò qualcosa.

Il piccolo Luciano Sanzogni allora non sapeva che quello che ascoltava era uno dei più grandi fisarmonicisti italiani dell’epoca, quello lo scoprì solo quando fu più grande. A quell’epoca il piccolo Luciano aveva solo sette o otto anni, ma quel signore e quello strumento visti in tivù lo colpirono profondamente, tanto che pochi anni dopo si andò a cercare qualcuno che gli potesse insegnare a suonarlo, quello strumento. Non dovette aspettare molto in realtà, perché la fortuna e il caso vollero che alle scuole medie Luciano incontrasse quello che sarebbe diventato il suo primo maestro di fisarmonica. Nel programma della scuola era prevista l’ora di musica, e il piccolo Luciano colse l’occasione per scoprire se finalmente poteva imparare a suonare quello strumento visto in tivù. Durante il primo incontro tra il maestro di scuola e il piccolo Luciano, sembra che le cose andarono pressappoco in questo modo: “Ma suona la fisarmonica lei?” “Sì”. “Mi prende a scuola?” “Quando vuoi”. Rapido e deciso. Il maestro si chiamava Ugolino Sgrafetto, e fu il maestro di tanti ragazzi camuni diventati poi fisarmonicisti adulti e competenti. Il maestro insegnava fisarmonica a Cogno, il piccolo Luciano abitava a Borno, e quindi si doveva spostare con il pullman, scendere dall’altopiano per andare a scuola di musica. Per tanti anni, fino a quando diventò maggiorenne, Luciano andò a scuola da Ugolino, e imparò a suonare la fisarmonica a bottoni, e imparò a suonare utilizzando quattro dita della mano, con il pollice che scorreva su e giù sullo strumento.
La sua formazione musicale proseguì poi, dopo l’anno di leva, nella neonata Accademia Vivaldi di Boario Terme, dove l’insegnamento di fisarmonica era tenuto dal maestro Chigioni, un bergamasco del lago d’Endine che girava il mondo suonando sulle navi da crociera e che suonava utilizzando anche il pollice, ed ebbe il merito di preparare i suoi allievi anche nella musica classica e per i concorsi di fisarmonica.
Ma a questo punto il giovane Luciano dovette conciliare la passione per la fisarmonica con il lavoro di tutti i giorni, perché il tempo per studiare e allenarsi diventa sempre meno.
Oggi Luciano di mestiere fa il camionista, ma la fisarmonica non l’ha abbandonata, anzi. Dopo il lavoro che lo impegna tutta la settimana, nel weekend si impegna per “rimettere a posto la mano”, perché se non si fa esercizio, non si studia, non si tengono allenate le dita, poi si rischia di fare delle brutte figure. Soprattutto per uno come lui che, nelle occasioni in cui si esibisce in pubblico, vuole suonare sempre dal vivo.
Eh sì perché Luciano suona la fisarmonica in serate e feste, e già nel 1979 faceva parte di un piccolo gruppo che suonava liscio, con la sua fisarmonica, accompagnato da una chitarra, da una tastiera e da una voce. E nel 1981 fondò il suo gruppo e collaborava con altri musicisti, che dopo pochi anni divennero il gruppo Nuovo liscio 75. Quei gruppi suonavano quasi solamente liscio, nelle balere della Valle Camonica e, se capitava, anche in quell’aereo parcheggiato a Breno, diventato per qualche anno un ristorante e una sala di intrattenimento.
Oggi Luciano continua ad esibirsi sempre e comunque dal vivo, dopo aver rimesso a posto le mani, e dopo aver rinnovato il proprio repertorio di anno in anno, perché per le esibizioni bisogna variare, non si può portare sempre gli stessi pezzi nello stesso posto, altrimenti la gente si annoia. E bisogna anche conoscere i nuovi pezzi, le nuove uscite, i brani di moda in quel momento.
Da tanti anni in questo percorso Luciano si accompagna della stessa fisarmonica, fedele compagna di avventure, comprata a Stradella nel 1977 per la cifra di un milione e 700 mila lire. La fisarmonica è una Lucchini, una marca che adesso non c’è più perché assorbita da altri, ed è una fisarmonica come non ce ne sono in giro.
Perché Luciano la voleva blu, ma blu non c’era. Perché Luciano la voleva in quarta e in quinta, ma in quarta e in quinta non c’era. Perché Luciano la voleva col musette francese, ma col musette francese non c’era. E allora gli artigiani della Lucchini esaudirono tutte le richieste del giovane Luciano, creando uno strumento unico. Certo, quella fisarmonica si è fatta attendere quaranta giorni per essere pronta, ma sembra ne sia valsa la pena se dopo quaranta anni è ancora in pista e in forma.
Ogni tanto poi succede che, mentre sta suonando, a Luciano “parta la mano”. Quando è lì con la sua fisarmonica a “rimettere a posto la mano”, ogni tanto gli viene l’ispirazione di scrivere qualche cosa, di comporre alcuni pezzi nuovi. Non si tratta di mettersi seduto con carta e penna per comporre, ma di seguire l’aspirazione del momento, che asseconda il desiderio di scrivere qualcosa di tuo. Questa spinta creatrice ha portato Luciano a depositare in SIAE i primi brani nel 1991, e oggi in totale solo centoquarantadue quelli registrati a suo nome. Dopo aver scritto le bozze, Luciano le lascia riposare qualche giorno, così poi quando le riprende in mano vede se funzionano oppure no, perché fidarsi dell’ispirazione del momento va bene, ma dare poi una controllata a mente calma è sempre meglio.
E la calma non sembra mancargli, se il pezzo a cui è più affezionato, Jacqueline, lo ha depositato nel 2001 dopo averci lavorato sopra per due anni, ripensando a una sua dolce compagna di vita. Ma anche il talento manca, visto che tanti oggi lo cercano per la sua attività e i suoi servizi da compositore.

Località: Valle Camonica

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