Zerla Giacomo (Fisarmonicista)

Narra la leggenda che qualche anno fa, non molti in realtà, si stesse svolgendo una cena tra amici in un’osteria della media Valle Camonica. Il gruppo di amici iniziò a cantare, perché amavano cantare nelle occasioni di festa. Ad un certo punto però il volume delle loro voci iniziò ad alzarsi, un po’ alla volta, piano piano. Canzone dopo canzone, il volume aumentò e i canti riempirono il locale. Fino a quando qualcuno tra le persone presenti si accorse che le vecchie pentole che decoravano il soffitto e le pareti del locale stavano tremando per via della potenza del canto degli amici.
Nacque così il gruppo dei “Trèmapadèle”, che per chi non conosce il dialetto camuno significa “coloro che fanno tremare le pentole”.
Il gruppo originario era formato da sei persone, al quale si sono poi aggiunti altri due componenti. Il nucleo forte del gruppo è formato da persone di Borno, Ossimo e Lozio, e la loro guida è Giacomo Zerla,
uno degli ultimi suonatori popolari della Valle. Giacomo Zerla è nato e cresciuto a Borno, è un ragazzo di quaranta anni, e di mestiere se ne va in giro per cantieri, lavora nell’edilizia, quasi sempre fuori dalla Valle Camonica, ma quando c’è da far festa prende in braccio una fisarmonica e suona.

al centro Giacomo Zerla

Giacomo ha iniziato a studiare fisarmonica a otto anni, dal maestro Vittorino Ragazzi a Esine, una volta a settimana, al sabato.
Giacomo è andato a scuola da Vittorino fino ai diciotto anni anche se, dice, lo studio serio c’è stato fino ai dodici-tredici anni, poi l’adolescenza ha richiesto i suoi spazi e l’impegno con lo strumento è un po’ calato. Ma il piccolo Giacomo era uno dei fortunati a possedere una fisarmonica, perché già il padre aveva la passione per la musica, per il canto e per quello strumento. C’è da dire che i geni di Giacomo erano forse predisposti per la musica. Oltre al padre, anche il bisnonno Marcante e i nonni Lorenzo e Giacomo erano cantori popolari e musicisti, che ancora oggi la gente del paese si ricorda di come facevano tremare i vetri delle osterie quando cantavano loro.
Perché Borno è terra di tradizione di canti popolari, in ogni festa, in ogni cena tra amici, in ogni sagra, c’erano i vèci che ci davano dentro a cantare tutta notte, nello spirito della vera musica popolare,
semplicemente un gruppo di persone che canta.
Dopo il diploma di scuola superiore Giacomo ha iniziato il lavoro, e la fisarmonica è finita per un po’ di tempo in un cassetto. Non sempre però. C’erano infatti alcune occasioni particolari, come le feste di paese, e in special modo la festa di san Fermo,
che a Borno tutti portano nel cuore, in cui tornava a cantare e a suonare in compagnia.
Per alcuni anni però la fisarmonica non è stata una presenza continua, vuoi per il lavoro, vuoi per le cose della vita, ma sempre c’erano quelle occasioni di festa, le feste popolari, dove far festa voleva dire suonare e cantare.
Giacomo è tornato al suo paesello a vent’anni, e da allora si è schierato in prima linea nelle feste di Borno, armato della sua fisarmonica, tanto che a ogni cena hanno iniziato a dirgli “prendi su la fisarmonica Giacomo” ed è iniziato quello che lui chiama il suo processo al contrario. Ha iniziato cioè a diventare un suonatore popolare. Per Giacomo, il suonatore popolare è un suonatore itinerante, non sta sempre su un palco, suona anche camminando in giro per le strade, nelle feste di paese, nei mercatini, non ha bisogno di basi o strumentazioni speciali, gli basta la fisarmonica e la voce.
Il suonatore popolare poi suona sempre dal vivo, senza basi musicali o registrazioni, perché popolare è spontaneo, non deve essere una esecuzione perfetta.
Popolare vuol dire anche musiche semplici, che la gente si può ricordare, che può cantare, che può suonare senza essere un musicista professionista. Popolare è la musica delle feste nei bar, la gente
che canta e una fisarmonica che la accompagna. Negli ultimi tre anni Giacomo ha vissuto un vero e proprio boom della fisarmonica. Da passatempo è diventato un vero e proprio impegno, da solo, con il gruppo dei “Trèmapadèle” e con Germano Melotti.
Sì perché la storia di suonatore popolare di Giacomo ha avuto una svolta quando ha conosciuto Germano, altro suonatore popolare camuno. È nata una amicizia, è nata una intesa musicale, si sono incontrati
due suonatori popolari, due degli ultimi a dire il vero. E con questo boom della fisarmonica Giacomo ha iniziato a girare per i paesi della Valli e si è accorto che ogni paese ha le sue canzoni, sono quelle canzoni che le persone di un paese ci tengono a cantare. E il suonatore popolare per far bene il suo mestiere deve imparare quali sono le canzoni che ogni paese ritiene proprie, se no fa brutte figure o, peggio, può offendere le aspettative della gente.
Di canzoni nate in Valle Camonica Giacomo non ne ha incontrate, ma tante canzoni descrivono la vita che c’era nelle valli alpine, che si adattano bene anche per la Valle Camonica. Questo perché le canzoni magari nascono in un posto, ma la gente che le canta si sposta, e soprattutto negli anni passati le persone che si spostavano stavano in giro a fare festa e fare festa una volta era andare all’osteria a bere e cantare e suonare.
E allora una canzone mette radici in più posti, e diventa proprietà di più paesi, di più comunità.
E succede anche che le canzoni si modificano nel tempo, da esecuzione a esecuzione, da persona a persona, di volta in volta, da momento a momento. Se poi tanti piccoli cambiamenti si accumulano nel tempo si creano mille varianti della stessa canzone, e il suonatore popolare deve rispettare le varianti locali, stando attento alle musiche e ai testi, perché quasi tutte le canzoni hanno delle strofe diverse da paese a paese.
Ma il suonatore popolare sa che c’è sempre una storia che accompagna una canzone, ed è importante averla in testa per ricordarsi di suonarla e cantarla nel modo giusto, per ricordarsi cosa viene dopo,
per sapere bene un pezzo.
E saper bene un pezzo vuol dire non dover pensare a dove mettere le dita, ma le dita devono andare da sole, bisogna suonare non pensando a quello che si suona, deve andare tutto da solo, senza che il cervello debba pensare a quali tasti suonare, per essere libero io devo pensare solo alle parole e a cantarle giuste.
Dimenticavo di dirvi che Giacomo ha un metodo segreto per suonare le canzoni adattandosi alle tonalità del canto. Ma è segreto, e non lo si può far sapere a tutti.

Zerla Giacomo
Località: Borno

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